Problematiche Comportamentali
L’asse comportamentale comprende in buona sostanza le nostre modalità con cui ci interfacciamo nel mondo. Permette di adattarci alle situazioni quotidiane, a lavoro, con gli amici e con il partner.
Potremmo affermare che rappresenti, in effetti, una carta d’identità relazionale, la quale facilita il successo, in termini di soddisfacimento personale, nei rapporti con gli altri.
Tra le difficoltà comportamentali possiamo ascrivere:
• le condotte restrittive di alimentazione
• l’iperalimentazione o le condotte alimentari disregolate
• l’uso di sostanze
• il gioco d’azzardo patologico
• le dipendenze dalle piattaforme tecnologiche
• la cleptomania
• le stereotipie comportamentali
• la dipendenza dal sesso
• le condotte violente e aggressive verso gli altri – dalla messa in atto di aggressività verbale fino a quella fisica – e verso di sé – dall’abuso di piercing e tatuaggi fino a condotte autolesive vere e proprie
Un’altra area molto rilevante è l’iperattività motoria e la ricerca di sensazioni forti che potrebbero sfociare in moduli comportamentali ipomaniacali e maniacali. Di solito, tali manifestazioni hanno radici più profonde tese a mantenere la regolazione emotiva a livelli accettabili.
Ad esempio, l’utilizzo ripetitivo di sostanze, come nel caso dell’alcol, potrebbe lenire una fragilità più ampia che racchiude tristezza, sentimenti disforici e malinconia circa la propria esistenza. Oppure, l’ansia può essere modulata adottando esclusivamente comportamenti severi di pulizia e di ordine eccessivo.
Talvolta tali comportamenti hanno ripercussioni rilevanti, in particolar modo, per i familiari e per la rete sociale che circonda l’individuo e arrivano a cronicizzarsi in tempi rapidi poiché ritenuti dal soggetto moduli che non causano sofferenza e di cui può “mantenere il controllo” con facilità.
Il processo di consulenza, in questi casi, offre la possibilità di esplorare la natura dei comportamenti disfunzionali affinché sia applicabile l’intervento più idoneo in funzione delle linee guida della comunità scientifica internazionale. Potrebbero esserci situazioni cliniche che richiedono l’ausilio dei servizi territoriali e delle comunità terapeutiche locali.
I disturbi dello spettro comportamentale hanno radici spesso nell’infanzia e nella prima adolescenza. In effetti, nel campo della psicologia dello sviluppo, il fronte comportamentale – quasi a pari dell’apprendimento – è l’aspetto maggiormente rilevato che, qualora fosse presente in maniera massiccia, indicherebbe fragilità psichiche rilevanti.
Del resto siamo al corrente che manifestazioni cliniche premature, lungo l’arco di sviluppo, correlano con più facilità con disturbi da uso di sostanze, comportamenti antisociali e disturbi affettivi nell’età adulta.
Le sindromi dirompenti che hanno un’incidenza elevata nella prima infanzia e nell’adolescenza sono generalmente caratterizzate da:
• Stati di collera diffusa
• Alta conflittualità intrafamiliare
• Eccessiva litigiosità con gli adulti o con le autorità
• Nessuna tolleranza nei confronti delle regole
• Atteggiamento deliberante sfidante
• Impulsività
• Si avverte minaccia anche in presenza di stimoli neutri
• I comportamenti aggressivi possono assumere sfumature di dispetti e atteggiamenti eccessivamente infantili
Di fronte a queste situazioni, è buona prassi che l’intervento attivato sia in ottica multidisciplinare e che coinvolga la famiglia, in maniera tale da fornire un monitoraggio adeguato.
In questo modo si darà priorità a far emergere, nonostante i comportamenti disadattivi, le risorse del ragazzo, e della sua famiglia, evitando che si creino meccanismi di “etichettamento sociale” che stigmatizzino lo sviluppo socio-affettivo del minore.